Scafista di migranti, aperto il suo cellulare: trovati atti di cannibalismo e corpi smembrati

di admin

Scafista di migranti, aperto il suo cellulare: trovati atti di cannibalismo e corpi smembrati

| sabato 02 Luglio 2016 - 19:07

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Scafista di migranti, aperto il suo cellulare: trovati atti di cannibalismo e corpi smembrati

In cambio di milioni di dollari, l’eritreo ha organizzato il trasferimento di migliaia di clandestini dall’Africa all’Italia. Nel suo cellulare i video che provano la consegnati dei migranti agli aguzzini che li ammazzano per prendersi gli organi

Fotografie con scene di cannibalismo e pezzi di corpi smembrati. Filmati che ritraggono gli immigraticonsegnati nel deserto agli aguzzini che, di lì a poco, li ammazzeranno senza pietà. Il cellulare dell’eritreo arrestato a maggio in Sudan ed estradato a giugno in Italia con l’accusa di essere tra i trafficanti di esseri umani più pericolosi è un cimitero di orrori. Secondo i pm guidati dal Procuratore Francesco Lo Voi, il sanguinario scafista sarebbe Mered Medhanie Yedhego (35 anni). E, sebbene l’uomo continui a dire che c’è stato uno scambio di persona, il pool che coordina l’inchiesta è fermo nell’assicurare che ci troviamo di fronte al trafficante senza scrupoli che, per anni, ha organizzato il trasferimento di migliaia di clandestini dall’Africa all’Italia, in cambio di milioni di dollari.

Chi non paga viene ucciso per gli organi. Le fotografie e i video sono stati inseriti nella memoria depositata dai magistrati al gup Alessia Geraci. “Nella chat intrattenuta con l’utente Efii risulta l’invio di immagini ritraenti delle scene di cannibalismo – scrivono i magistrati – nonché dei filmati scaricati da YouTube che verosimilmente riprendono dei migranti presi in consegna nel deserto da alcuni trafficanti armati”. Un accertamento che, come dicono gli stessi pm, “assume un pregnante rilievo”, soprattutto dopo le dichiarazioni rese da Nuredin Atta Wehabrebi, un ex trafficante di esseri umani che ora collabora con la giustizia. Nel corso dell’interrogatorio reso l’11 maggio di un anno fa, Atta aveva riferito che “lungo la strada del Sinai i migranti che non hanno avuto la possibilità di corrispondere le somme pattuite vengono sistematicamente uccisi dalle organizzazioni criminali dedite al traffico di uomini al fine di estrarne gli organi avvalendosi di soggetti soprannominati ‘medici del Sahara’”.

I “medici del Sahara” che prendono gli organiLa ricostruzione di Atta ha aperto gli occhi all’Occidente sulle violenze dei trafficanti di uomoni. “Perché qua devono pagare a Kufra, a Kufra devono pagare, devono pagare… – ha spiegato l’ex scafista – non è pagare contanti, non c’è nessuno che paga contanti”. Alcuni immigrati lo fanno. Ma sono solo il 2-3%. Hanno i soldi a casa. Ma, come spiega lo stesso Atta, la maggior parte non paga subito. L’80% lo farà a Palermo o, al più tardi, a Roma. Lo faranno le famiglie. “Ci sono altre persone che non hanno soldi…”. E allora “ci sono egiziani” che “prendono questi… organi”. Ed è in questo momento che entrano in scena i “medici del Sahara”. “Ammazzano… queste organizzazioni lo sanno questa cosa – ha spiegato Atta agli inquirenti – si può scoprire anche… tu non hai visto su YouTube? L’hanno postato su YouTube…”. Ed effettivamente i magistrati hanno trovato su internet alcune immagini agghiaccianti. “Prima tagliano questo (organo ndr), tagliano questo, prendono queste cose… le sapete queste cose?”.

Il traffico degli organi degli immigratiGli organi vengono “portati direttamente in Egitto”, dove vengono venduti. Ai magistrati Nuredin Atta Wehabrebi ha detto che in questi anni “tante persone sono morte, tante, tante, tante”. I loro reni vengono venduti per a 15mila dollari. L’uno, ovviamente. “Gli egiziani prendono (gli organi, ndr) – ha continuato l’ex scafista – gli egiziani tutti quelli fanno intervento nel deserto”. Non c’è sono questa confessione a incastrare Mered Medhanie Yedhego, il cui nome potrebbe essere uno dei tanti alias emersi dall’esame dei diversi profili social aperti dall’eritreo. Gli inquirenti hanno messo insieme diciassette nuovi elementi di prova.

A partire dalla comparazione fonica tra la voce dello scafista intercettata nell’indagine fatta due anni fa sul traffico di esseri umani e alcune telefonate registrate sull’utenza trovata in possesso e usata dall’uomo arrestato. Secondo il consulente della Procura si tratterebbe della stessa persona. L’eritreo, però, dopo l’arresto non ha voluto sottoporsi a una nuova perizia fonica. E adesso dovrà fare i conti con le foto dell’orrore trovate dai magistrati sul cuo cellulare. Impossibilli da spiegare.

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