No al sesso: la sindrome del lenzuolo problema diffuso in Italia?

di Redazione

No al sesso: la sindrome del lenzuolo problema diffuso in Italia?

| sabato 17 Dicembre 2022 - 00:41

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No al sesso: la sindrome del lenzuolo problema diffuso in Italia?

Il sesso non è mai o comunque non sempre un’esperienza gradevole alla scoperta del piacere in ogni sua forma e 360 gradi. C’è anche chi, infatti, si rifiuta di avere una vita sessuale attiva a causa della cosiddetta sindrome del lenzuolo. 

Quando si parla del sesso, tra reticenze, pudore, imbarazzo, ipocrisie e trasgressione a tutti i costi – solo perché è di moda – si nasconde tutto un mondo fatto di desideri e impulsi soffocati. Si decide, insomma, di non assecondare il proprio di piacere o quello del/della proprio/a partner, pur di seguire una modello stabilito, una sorta di manuale di “istruzioni dell’uso” che ci permetta di non pensare davvero a noi stessi e all’altra persona.

E’ come se si inserisse il pilota automatico in queste circostanze e il resto, è il caso di dirlo, vien da sé, senza però trasporto, passione o curiosità, ma soprattutto ascolto dell’altro/a, tutti questi elementi invece fondamentali per una vita sessuale soddisfacente. Non esiste, infatti, del buon sesso, se non si condividono le proprie fantasie e anche i propri limiti.

Non è detto, infatti, che sotto le lenzuola ci si debba divertire sempre e comunque. Il sesso, insomma, non è mai o comunque non è detto che sia sempre un’esperienza al 100% gradevole, alla scoperta del piacere in ogni sua forma. Esistono delle persone, infatti, affette dalla cosiddetta sindrome del lenzuolo, ovvero si rifiutano di avere una vita sessuale attiva e soddisfacente per i motivi più disparati. Ma di cosa parliamo esattamente?

Sindrome del lenzuolo: il mondo sommerso degli uomini che non vogliono fare sesso

Avere un rapporto sessuale, come dicevamo prima, deve essere un momento totalmente appagante. Ma non è sempre detto che lo sia. secondo la Società Italiana di Andrologia, infatti, due uomini su dieci rinunciano all’attività sessuale a causa di un dolore fisico o psichico che impedisce loro di godersi il sesso.

Stiamo parlando proprio della sindrome del lenzuolo, una sindrome però difficile da accettare. La cultura machista e tossica, tende a esaltare sempre e comunque l’uomo alpha, sempre pronto al sesso senza mai tirarsi indietro, ma non è sempre così; e la sindrome del lenzuolo lo dimostra chiaramente.

Molti uomini, però, per vergogna e paura del giudizio, tendono a non parlare di questo disagio importante, preferendo anche non rivolgersi a uno specialista che invece li potrebbero aiutare a ritrovare la loro giusta dimensione sessuale. In Italia si stima che siano 4 milioni gli uomini affetti dalla sindrome del lenzuolo che piano piano e silentemente rinunciano all’attività sessuale in toto.

Proprio sull’argomento, come riportato da ‘Leggo’, è intervenuto Alessandro Palmieri, docente di Urologia all’università Federico II di Napoli che ha spiegato come dolore fisico e psicologico nove volte su dieci siano sovrapponibili, in una sorta di nocivo circolo vizioso che non si riesce a spezzare.

“Il dolore causato da un problema andrologico può avere un impatto ingente sul benessere sessuale, individuale e di coppia. Sebbene sia gli uomini che le donne considerino un’appagante attività sessuale essenziale per il mantenimento della relazione” – sottolinea ancora il docente – “gli uomini tendono però a enfatizzare l’importanza del sesso come emblema di mascolinità e di successo”.

Insomma, si alimenta così la narrazione tossica del superuomo, in una spirale di dolore fisico e psicologico, proprio perché il primo è capace di generare un disagio tale, da spingere un uomo al rifiuto in toto del sesso. Ma il sesso è una componente fondamentale della nostra e non si può rimuovere, come se nulla fosse.

E a questo dolore, si aggiunge il problema importante della disfunzione erettile o dell’eiaculazione precoce che colpiscono ormai uomini di tutte le età “Moltissimi pazienti sono giovani”, spiega ancora il docente “ma arrivano a consultare uno specialista solo dopo aver superato i 30 anni”. In Italia, 3 milioni di uomini presentano problematiche simili, ma la vergogna è più forte dell’aiuto, per questo preferiscono rimanere da soli e in silenzio.

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