Il virologo Ricciardi: “Bisogna raccontare la verità, ecco quello che gli italiani non sanno”

di admin

Il virologo Ricciardi: “Bisogna raccontare la verità, ecco quello che gli italiani non sanno”

| venerdì 10 Aprile 2020 - 20:46

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Il virologo Ricciardi: “Bisogna raccontare la verità, ecco quello che gli italiani non sanno”

Dal distanziamento sociale al distanziamento fisico. Per Walter Ricciardi la fase 2 dopo il lockdown per l’emergenza Covid-19 sta tutta in questo passaggio. Non l’ha ancora detto neanche al ministro della Salute, Roberto Speranza, di cui è consulente nella gestione dell’emergenza, “ma è bene insistere su questo concetto – scandisce il professore, membro italiano dell’Oms e del Comitato tecnico scientifico della Protezione civile – è esattamente questo il cardine della nuova fase”, che seguirà a quella, ancora in corso, di chiusura totale. 

Professor Ricciardi, “fase 2” vuol dire rimettere in moto attività produttive e sociali. Da scienziato e membro del Cts quali sono le indicazioni che il Governo dovrà seguire? “Qualsiasi riapertura che prevede assembramenti dovrà essere valutata con molta attenzione. Bisognerà essere estremamente prudenti nella riapertura delle attività non essenziali, che comunque si può fare solo quando l’epidemia è in una fase di riduzione. Dunque, non adesso, con i numeri dei contagi ancora in crescita. Aprire quando i casi continuano ad aumentare è sconsigliabile, potrebbe verificarsi una ripartenza dell’epidemia, una seconda ondata che, in genere, è più violenta della prima. Fino a quando non avremo il vaccino serve una strategia fondata su un imperativo categorico”. (Continua…)

Quale? “Stare lontani gli uni dagli altri. Anche quando si riapriranno i ristoranti, ad esempio, i clienti dovranno stare distanziati tra loro. In tutte le attività bisognerà osservare il distanziamento fisico e poi, come in questo periodo, bisognerà continuare a lavarsi le mani di frequente e pulire spesso superfici e ambienti. Bisognerà mantenersi a distanza anche sui mezzi di trasporto pubblico, che, se non si vuole fare ripartire l’epidemia, non potranno essere affollati. Ancora, la strategia di mitigazione, necessaria a convivere col virus fino all’avvento del vaccino, passa anche attraverso un’azione di ‘testing e tracking’”. Che significa? “I risultati dei test mirati effettuati sulle persone saranno linkati ad una App telefonica che servirà pure a tracciare i contatti. In questo modo ciascuno avrà a disposizione un vero e proprio passaporto digitale, con tutte le informazioni sanitarie, utili anche nella fase in cui si valuterà di allentare le distanze”. Strategia in due punti, dunque. “No, c’è un terzo perno, relativo all’assistenza sanitaria, che dovrà essere articolata in sistemi di cura per il tamponamento e la cura in casa o in strutture extraospedaliere e i cosiddetti ‘Covid-hospital’, ospedali dedicati solo alla cura all’infezione da Covid-19”.

Quando si potrà tornare negli uffici? “Le attività essenziali oggi sono operative. Quelle non essenziali, ripeto, vanno riaperte con estrema cautela. Lo smart working, che si sta dimostrando assai efficace, deve diventare la norma. E poi questo tipo di decongestionamento consente, ad esempio, anche di evitare il sovraffollamento dei mezzi di trasporto pubblico”. Oggi Confindustria del Nord ha lanciato l’allarme: “Se non ripartiamo in fretta, il motore del Paese rischia di spegnersi”. “Capisco il punto di vista di Confindustria e da cittadino lo condivido, ma da scienziato dico che è sconsigliabile riaprire. Guardi, sono pronto a mettere la firma sul fatto che le attività aperte in tempi non in linea con la discesa della curva epidemica dovranno essere richiuse. Se sai che la riapertura non potrà essere stabile, meglio non procedere. Ci sono Paesi in cui si sta facendo – penso all’Austria – e ritengo si tratti di una decisione sbagliata, che pagheranno. In Vietnam, per esempio dove pure sono stati molto capaci a contenere il numero dei contagi, hanno riaperto al turismo e si sono trovati a dover fronteggiare una seconda ondata del virus. Alla fine, hanno dovuto richiudere tutto”.  (Continua…)

Il Comitato tecnico scientifico, insieme all’Inail, sta elaborando una mappa di tutte le attività lavorative il relativo indice di rischio connesso all’emergenza coronavirus. A che punto è il lavoro? “L’Inail ci ha già consegnato una bellissima analisi che potrà essere di supporto ai suggerimenti che il Comitato darà al Governo”. Quanto alle persone, guardando alla fase 2 conviene abituarsi al distanziamento sociale. “Guardi, il concetto basilare della fase 2 sta nel passaggio dal distanziamento sociale a quello fisico. Non l’ho ancora detto neanche al ministro Speranza, è bene insistere su questo concetto. Torneremo a una vita sociale, ma dovremo mantenere le distanze fisiche. Avremo di nuovo una vita di relazione, ma a distanza di sicurezza”. Alla vita di relazione si lega l’uso delle mascherine. Fino a qualche giorno fa non ce n’erano a sufficienza neanche per gli operatori sanitari. Nella fase 2 ci saranno per tutti gli italiani? “Le mascherine chirurgiche proteggono chi non le indossa, non chi le indossa mentre quelle professionali, del tipo Ffp3, dovrebbero essere usate solo dal personale sanitario e quelle del tipo Ffp2 anche dal personale della polizia e delle forze dell’ordine, che stanno a contatto con le persone. Giova ricordare che non esistono al momento evidenze secondo cui indossare una mascherina da parte di tutta la comunità possa impedire la trasmissione di infezione da virus respiratori, incluso Covid-19. Mi faccia aggiungere un’altra cosa”.

Prego. “Non ha senso indossare la mascherina quando si cammina per strada o si lavora in un campo. Ha senso indossarla nei luoghi chiusi dove non si può mantenere la distanza di sicurezza. Ma non tanto per proteggere sé stessi, quanto per proteggere gli altri. Un uso generalizzato può comportare il rischio di creare un falso senso di sicurezza e trascurare altri elementi essenziali, come l’igiene delle mani e il distanziamento fisico, le misure più efficaci per il contenimento del contagio.  Detto questo, per rispondere del tutto alla sua domanda, dopo i primi mesi di carenza assoluta di mascherine in Occidente, ora la produzione è ripartita, l’Unione Europea ha indetto una gara per assicurarsi quantitativi sufficienti e quindi non dovrebbero più verificarsi situazioni come quelle denunciate da più parti in queste ultime settimane”. Dal Cts è stato annunciato l’avvio “a breve” dell’indagine sieroepidemiologica. Ci siamo o bisognerà aspettare ancora? “Tutti i principali Paesi del mondo sono orientati a effettuare questo tipo di indagine, importante per fotografare la dimensione sommersa del contagio da Covid-19 e naturalmente anche l’Italia è tra questi. Ma resta il problema dell’affidabilità dei test. Il Governo inglese ne ha acquistato 17 milioni e ha dovuto buttarli. La gran parte dei test in circolazione non è validata da nessuno, alcuni sono veramente inaffidabili. Specie tra quelli rapidi. Quando individueremo un test capace di garantire sui risultati faremo partire l’indagine”. Un’ultima domanda, professore, riguarda la scuola. Pare di capire che non riaprirà. Se ne riparlerà a settembre?  “Se farlo o meno non posso deciderlo io. Quello che posso dire, però, è che a mio avviso riaprire adesso è sconsigliabile”.

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