Tamponi, la scoperta choc: italiani su tutte le furie

di admin

Tamponi, la scoperta choc: italiani su tutte le furie

| mercoledì 26 Gennaio 2022 - 11:14

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Tamponi, la scoperta choc: italiani su tutte le furie

Sessanta secondi per ottenere il Green pass o un tampone negativo, a seconda delle necessità. Con il sospetto che venissero «negativizzati» anche i positivi. Quasi 600 test in un solo giorno (una farmacia ne fa in media 120-150 al giorno). Il centro tamponi di Pergine Valsugana, in provincia di Trento, era stato trasformato in una vera e propria fabbrica per fare soldi con l’obiettivo preciso di guadagnare sempre di più, andando incontro alle esigenze dei clienti/pazienti.

E gli affari, a quanto pare, andavano a gonfie vele, tanto che solo otto giorni fa era stato aperto un secondo centro tamponi, a Trento, gestito dallo stesso gruppo di cinque amici. A tirare le fila dell’organizzazione, secondo la ricostruzione della Procura di Trento, era un infermiere, libero professionista, Gabrielle Macinati, 46 anni, ex presidente dell’associazione Nursing-studio infermieristico associato. Ora entrambi i centri sono stati chiusi.

L’organizzazione

Gabrielle  Macinati

Un nome noto alle cronache giudiziarie, nel 2010 era stato coinvolto in un’inchiesta per truffa ed esercizio abusivo della professione, poi nel 2015 era sceso in campo per le elezioni comunali, candidato della Lega per il Comune di Civezzano. Ora l’infermiere è accusato di corruzione, falso e accesso abusivo al sistema informatico, i pm Davide Ognibene e Giovanni Benelli contestano anche il reato associativo. Complici nella gestione del «mercato» dei tamponi, secondo l’accusa, c’erano anche la moglie, due amiche poco più che ventenni e un ventinovenne di Trento. I quattro avevano il compito di gestire le prenotazioni, mentre l’unico abilitato a fare i tamponi era Macinati.

Trentamila test in due mesi

A svelare il presunto sistema di tamponi e Green pass falsi sono stati i carabinieri della polizia giudiziaria del Tribunale di Trento e la guardia di finanza dopo due segnalazioni anonime. Lunedì mattina i carabinieri insieme ai finanzieri hanno perquisito l’ambulatorio allestito presso il palazzetto dello sport di Pergine dove venivano effettuati i test per la valutazione del Covid-19 per ottenere la certificazione verde o il via libera per rientrare al lavoro e hanno chiuso i due centri di Pergine e Trento, sequestrando circa 120mila euro in banconote di diverso taglio che, secondo gli investigatori, sarebbero il frutto della presunta attività illecita.

Il centro di Pergine, accreditato con l’Azienda sanitaria, aveva aperto il 15 ottobre scorso, lavorava sette giorni su sette e in soli due mesi, con un solo infermiere, sono stati fatti oltre 30mila test per un costo di circa 10 euro l’uno (in media il prezzo per test su un adulto è di circa 15 euro). I conti sono presto fatti, una miniera d’oro. Ma il sospetto degli investigatori è che molti tamponi non sarebbero neppure stati effettuati, alcuni Green pass sarebbero infatti stati emessi in orario serale quando il centro era chiuso. 

Ora gli inquirenti dovranno analizzare la mole di documenti e file sequestrati per cristallizzare il quadro accusatorio e verificare anche la posizione dei numerosi clienti che affollavano l’ambulatorio che rischiano di finire nei guai per corruzione. «È una notizia che lascia sconcertati e desta preoccupazione. In questo momento la situazione pandemica è critica, i contagi stanno dilagando, se i tamponi non vengono fatti in maniera corretta si mette a rischio la salute di tutti — osserva Stefania Segnana, assessora provinciale alla Salute — Se quanto ipotizzato dagli inquirenti è vero, allora ci si può spiegare perché ci sono ancora tanti contagi. Credo che se gli accertamenti degli organi giudiziari accerteranno la responsabilità, questo infermiere dovrà rispondere del suo comportamento».

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