Spostamento tra Regioni, arriva il dietrofront del Governo: la decisione

di admin

Spostamento tra Regioni, arriva il dietrofront del Governo: la decisione

| venerdì 22 Maggio 2020 - 15:37

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Spostamento tra Regioni, arriva il dietrofront del Governo: la decisione

C’è una nuova stretta del ministro della Salute Roberto Speranza, che prevede un ritorno indietro sull’ipotesi della libera circolazione tra Regioni a partire dal 3 giugno. L’idea al vaglio in queste ore è di rendere possibili da quella data solo gli spostamenti tra Regioni che registrano un livello pari di contagio. Se così fosse, i lombardi potrebbero spostarsi solo in Molise e in Umbria, che al momento registrano lo stesso indice di diffusione del virus (livello medio). Al contrario, stando agli ultimi dati disponibili sul rischio di diffusione del virus, da regioni con basso tasso di rischio non si potrebbe – ad esempio – raggiungere la Lombardia. Per decidere, si dovranno aspettare gli esisti del monitoraggio imposto alle Regioni, stilati in base ai 21 parametri stabiliti dal ministero della Salute.

Era stato ieri il ministro Francesco Boccia ad affacciare l’ipotesi di una riapertura dei confini interni a più velocità. “Se una regione è a basso rischio, probabilmente sarà consentito lo spostamento. Se è ad alto rischio, di sicuro non potrà ricevere ingressi da altre regioni. Ma speriamo non sia così”, aveva spiegato il titolare delle Autonomie subito dopo la Conferenza Stato-Regioni. Alla quale il ministro Speranza ha scritto per dare l’altolà a quei governatori, da Zaia a Bonaccini, che già in questi giorni hanno autorizzato le visite fra congiunti residenti in province limitrofe di regioni diverse. Per il titolare della Salute almeno fino al 3 giugno gli spostamenti possono essere consentito solo se “strettamente necessari”. Non è l’unica fonte di polemica. (Continua…)

A proposito delle “zone rosse” escluse dal decreto Rilancio, i deputati Federico Conte (Leu), Umberto del Basso de Caro (Pd), Vito De Filippo (Iv) e Nico Stumpo (Leu) annunciano un emendamento per reinserire i comuni finiti in quarantena prima del lockdown totale: “La proposta di modifica è pronta e sarà presentata alla Camera non appena partirà l’iter per la conversione del decreto”. “I Comuni che sono stati zona rossa con provvedimenti nazionali e regionali hanno tutti pari dignità. Non possono essere fatte discriminazioni” spiegano. “Va ripristinata la prima formulazione del Decreto – è la richiesta – che all’articolo 112 riconosceva a tutti i comuni italiani dichiarati zona rossa per 30 giorni di accedere al riparto dello stanziamento di fondi per 200 milioni di euro, ai fini di garantire sostegni e bonus fiscali”.

“Il governo, con il ministro dell’Economia, Gualtieri, si è dichiarato disponibile a porre rimedio. Lo faremo in Parlamento con il nostro emendamento”, concludono. Ciò che sembra invece mettere tutti d’accordo è l’allarme movida come fonte primaria di contagio. Dalle Alpi a Lampedusa neppure uno degli amministratori locali ha contestato l’alert lanciato dal premier Giuseppe Conte sulla necessità di intensificare i controlli e riesumare le misure restrittive qualora la curva epidemiologica dovesse risalire, magari proprio a causa dell’affollamento intorno ai locali notturni registrato negli ultimi giorni. Tant’è che i sindaci si stanno già attrezzando. A Pisa la piazza a più alta concentrazione di bar e pub, obbligati come Cenerentola a ritirarsi a mezzanotte, diventa a numero chiuso. A Bari scatteranno “multe salate”. (Continua…)

Genova “entreranno in azione i megafoni”. A Bologna i vigili “disperderanno gli assembramenti “. “Le notizie che ricevo da molte prefetture sono preoccupanti, c’è troppa leggerezza, soprattutto nei contesti aggregativi come piazze e bar, che possono facilitare la trasmissione del virus, c’è il rischio di tornare indietro” avverte il sottosegretario all’Interno Achille Variati, anticipando la decisione del Viminale di concentrare i controlli delle forze dell’ordine “proprio sulla prevenzione degli assembramenti che oggi rappresentano il maggior pericolo di riaccensione del contagio”. Lo aveva già detto di buon mattino il ministro Boccia: “La movida in questo momento non solo è intollerabile, ma rischia di essere un focolaio permanente. La sicurezza non è un optional, è un obbligo e lo Stato interviene”.

A consentirlo, la clausola di salvaguardia prevista nel decreto sulle riaperture che ha accelerato, proprio su input delle Regioni, la ripartenza di negozi, artigiani e pubblici esercizi, fatta salva la facoltà per il governo di prendere provvedimenti in presenza di una nuova impennata di positivi. Da esercitare senza indugio, specie nelle zone ad alto indice di diffusione del virus. Lo spiega in chiaro il premier Conte nella sua informativa alle Camere. “Non è ancora questo il tempo dei party, delle movide e degli assembramenti. Occorre fare attenzione perché esporre se stessi al contagio significa esporre al contagio anche i propri cari”. E ancora: “Abbiamo predisposto un accurato piano nazionale di monitoraggio” che “ci permetterà di intervenire, se necessario, con misure restrittive nel caso in cui, in luoghi specifici, dovessero generarsi nuovi focolai”.

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