Ricoverato per ictus vede il suo cagnolino e riesce a parlare per la prima volta

di admin

Ricoverato per ictus vede il suo cagnolino e riesce a parlare per la prima volta

| sabato 23 Novembre 2019 - 20:18

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Ricoverato per ictus vede il suo cagnolino e riesce a parlare per la prima volta

Era stato ricoverato dopo un ictus all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze. Dopo un po’ di tempo ha rivisto il suo cagnolino Phoebe e al momento dell’incontro il paziente è riuscito, per la prima volta, a pronunciare spontaneamente alcune frasi. A raccontare la vicenda è l’Asl Toscana Centro spiegando come funziona il progetto Pet visiting.

Era ricoverato all’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze dopo un ictus, quando ha visto il suo cagnolino, il piccolo Phoebe, entrare nella sua stanza. Ed è allora che, vedendo il cagnolino dopo un po’ di tempo, è riuscito per la prima volta a pronunciare spontaneamente alcune frasi.

La vicenda viene raccontata dall’Asl Toscana Centro attraverso un comunicato, spiegando come il cagnolino sia entrato e si sia appoggiato sulle gambe del suo padrone. Un incontro organizzato dall’assistenza infermieristica e con l’infermiera Paola Poggiali che ha predisposto il reparto in maniera tale da poter accogliere Phoebe, seguendo tutte le procedure previste per l’igiene e la sicurezza del paziente, così come degli altri ricoverati.

Un episodio che rientra nel progetto ‘Pet visiting’, che attua una delibera regionale del 2014 e riguarda l’umanizzazione delle cure. L’obiettivo è quello di dare sollievo ai pazienti che non possono muoversi e che non possono rivedere i loro animali. Consentendo loro, così, di riabbracciare il loro cane o il loro gatto, per esempio. Il progetto viene realizzato soprattutto dal dipartimento infermieristico in collaborazione con le direzioni sanitarie di presidio e con l’area veterinaria. Viene attuato in tutti i presidi ospedalieri dell’azienda.

La direttrice del presidio ospedaliero, la dottoressa Francesca Ciraolo, ci tiene a sottolineare che questa pratica è già diffusa e non si è trattato di certo di una prima volta: “Non è la prima volta che accade di portare gli animali di affezione nei nostri reparti, anche quelli più critici come le terapie intensive.

E ringrazio il personale per la disponibilità ad assecondare e promuovere questo importante progetto che rappresenta un valore aggiunto nella nostra assistenza agli ammalati”.

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