Noemi respira da sola, il medico che l’ha operata spiega come l’hanno salvata

di redazione

Noemi respira da sola, il medico che l’ha operata spiega come l’hanno salvata

| martedì 14 Maggio 2019 - 15:42

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Noemi respira da sola, il medico che l’ha operata spiega come l’hanno salvata

La fonte, autorevole, è quella de IlMessagero.it. La notizia è di pochi minuti fa. La piccola Noemi, quattro anni, ferita durante in agguato di camorra a piazza Nazionale a Napoli il 3 maggio  scorso è stata stubata. Da questa mattina respira autonomamente senza macchinari, già ieri c’è stato un primo tentativo, ma la piccola non ce la faceva da sola senza supporto. Finalmente la strada è in discesa . Anche sulla sedazione si procederà in maniera graduale soprattutto per non creare traumi alla piccola. Che si trova in una stanza in isolamento è chiaramente nuda e senza per evitare il rischio di contrarre infezioni. Intanto la notizia di un avvio di raccolta fondi per supportare le costose terapie di riabilitazione cui Noemi sarà sottoposta quando uscirà dalla sala di rianimazione.

A Napoli c’era anche un po’ di Bologna accanto alla piccola Noemi, quando è stata operata in gravi condizioni per le ferite causate da un proiettile che, lo scorso 3 maggio, l’ha colpita per errore durante un regolamento di conti. Un caso che ha commosso e tenuto con il fiato sospeso l’Italia intera. Il cardiochirurgo pediatrico Guido Oppido, 47 anni, per lungo tempo al Sant’Orsola, ha partecipato, infatti, all’intervento e a rilasciato la seguente intervista a IlMattino.it.

Dottor Oppido, come si è trovato in sala operatoria? «Sono stato chiamato dai colleghi del Santobono perché sono responsabile della cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Monaldi di Napoli e ho eseguito l’intervento insieme a Giovanni Gaglione, primario di chirurgia pediatrica del Santobono. Così sono corso da una struttura all’altra».

A che ora è iniziato l’intervento? «Siamo entrati in sala operatoria alle 21, per uscirne dopo mezzanotte e mezza». Che situazione avete trovato? «Il proiettile aveva attraversato il polmone destro, la colonna vertebrale e aveva sfiorato l’aorta, finendo nel polmone sinistro, dove si era fermato».

Quindi è stato necessario riparare i vari danni? «È come se avessimo affrontato due interventi. In un primo tempo è stato riparato il polmone destro, ripulendolo dei frammenti di osso e tessuto trascinati dalla corsa del proiettile. Poi ci siamo occupati del polmone sinistro, fino all’estrazione della pallottola. Infine, la bambina è stata portata in terapia intensiva, dove si trova ancora». Le condizioni di Noemi continuano a migliorare? «Sì, ora non è più intubata, è sveglia e respira spontaneamente aiutata con un po’ di ossigeno nasale. Tuttavia, i medici che la stanno seguendo non hanno ancora sciolto la prognosi».

Da quanto tempo ha lasciato Bologna? «Dal 2015, quando ho vinto il concorso da primario. Sono di origine calabrese, ma sono stato al Sant’Orsola per 15 anni, ero aiuto del professor Gaetano Gargiulo e conservo ottimi ricordi di quell’esperienza alla quale sono ancora molto legato. Comunque mi sento bolognese d’adozione e torno spesso sotto le Due Torri, dove al Policlinico ho tanti amici».

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