Le strane morti del caso Ruby: il giornalista, l’avvocato e la modella

di redazione

Le strane morti del caso Ruby: il giornalista, l’avvocato e la modella

| venerdì 15 Marzo 2019 - 19:50

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Le strane morti del caso Ruby: il giornalista, l’avvocato e la modella

Egidio Verzini, Emilio Randacio, Imane Fadil. Tre nomi tutti collegati al processo nel quale risulta indagato Silvio Berlusconi. Prima dell’eutanasia in una clinica svizzera, l’avvocato aveva raccontato ai media di un presunto versamento di 5 milioni fatto dall’ex premier a Ruby. Il giornalista aveva seguito il caso da vicino. Mentre la modella era una delle principali testimoni delle vicende di Arcore, avendo preso parte ad 8 cene nelle residenze del Cavaliere.

Prima Egidio Verzini, ex avvocato di Ruby Rubacuori che aveva scelto l’eutanasia senza comunicare a nessuno la sua ultima scelta. Poi Emilio Randacio, giornalista della Stampa, che aveva seguito molto da vicino il noto processo (che prende il nome della ex modella marocchina) nel quale è indagato Silvio Berlusconi. Il cronista ucciso da un malore, forse un infarto, per quanto i risultati dell’autopsia non siano mai stati comunicati. Oggi Imane Fadil, testimone chiave nel procedimento Ruby Ter; forse avvelenata. Un’altra morte sospetta che allunga nuove ombre sull’infinita saga giudiziaria nata dalle rivelazioni della più nota frequentatrice delle ‘cene eleganti di Arcore’, minorenne all’epoca dei fatti.

Le rivelazioni in punto di morte dell’ex avvocato di Ruby
L’ex avvocato di Ruby aveva fatto rivelazioni a dir poco clamorose e il giorno dopo era andato in una clinica svizzera a porre fine alle sue sofferenze dovute a una malattia terminale. Era il 4 dicembre 2018. Egidio Verzini, aveva parlato pubblicamente di un versamento totale di 5 milioni effettuato, “da Silvio Berlusconi” nel 2011 tramite una banca di Antigua verso il Messico, di cui 2 milioni a Luca Risso, già compagno di Ruby, e 3 milioni direttamente a lei. Nella sua dichiarazione, Verzini spiegava che l’operazione sarebbe stata diretta interamente dall’avvocato principale di Berlusconi, Niccolò Ghedini, con la collaborazione operativa dello stesso Risso.

Subito era arrivata la replica dello ‘storico’ difensore del fondatore di Forza Italia che aveva definito “destituite di ogni fondamento” le dichiarazioni del collega. Ma la mattina prima di morire, Verzini aveva trovato il tempo di far sapere che “le querele per calunnia prospettate da Ghedini non avranno alcun esito in quanto tutto corrisponde a verità”. Peraltro la stessa morte di Verzini (nella clinica ‘Dignitas’ di Zurigo, la stessa dove ingerì un liquido letale anche Fabiano Antoniani, più noto come Dj Fabo) era stata resa pubblica solo a distanza di oltre un mese perché queste erano le sue volontà.

Imane Fadil: “Sono stata avvelenata”
La morte di Imane Fadil apre un capitolo sicuramente importante nell’ambito della magistratura italiana. Anzitutto per il suo ruolo nell’ambito del processo che vede tra gli imputati l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, ma anche per la sua morte che si sospetta – stando alle sue parole ripetute più volte alla famiglia e ai cari – sia avvenuta per avvelenamento. La 34enne marocchina aveva preso parte ad 8 cene ad Arcore.

Le sue dichiarazioni, che facevano riferimento addirittura a presenze maligne e pratiche sataniche, avevano fatto molto scalpore. “Voglio raccontare tutto. La cosa non si limita a un uomo potente che aveva delle ragazze. – raccontò in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano – C’è molto di più in questa storia, cose molto più gravi”. La procura di Milano ha aperto un fascicolo per omicidio. Quasi certamente gli inquirenti leggeranno il manoscritto che Fadil intendeva far diventare un libro nel quale sono state raccolte le esperienze e le dichiarazioni rilasciate nel tempo dalla donna.

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