La svolta a sorpresa, non c’è pace per i parrucchieri

di admin

La svolta a sorpresa, non c’è pace per i parrucchieri

| domenica 15 Novembre 2020 - 22:50

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La svolta a sorpresa, non c’è pace per i parrucchieri

Finte bionde inviperite per la ricrescita, estremiste della messa in piega spettinate, fanatiche della frangia in crisi di astinenza dalle sforbiciate e receptionist che abusano della gomma: ogni telefonata è un appuntamento annullato. Tra le innocenti evasioni concesse ai clandestini delle zone rosse c’è il parrucchiere: il Dpcm ha censurato la pedicure e i massaggi masochistici (i centri estetici sono chiusi) ma non la permanente.

A una condizione: bisogna farla nel proprio comune. La deroga sembra un privilegio: in realtà, ha sabotato molti negozi, soprattutto in provincia. Perché quello tra una donna e il suo hairstylist è un rapporto monogamo e — spesso — a distanza. Laboratorio ED, a Seregno, è un luogo di culto (estetico): di solito, le signore si accapigliano per un appuntamento. «Da quando è entrato in vigore il nuovo Dpcm abbiamo perso il 90% delle clienti. (Continua..)

Molte non hanno nemmeno telefonano per disdire l’appuntamento» fa sapere David Neyazy. Per essere sottoposte al suo restauro — e a quello della collega Elena Rota —le donne sono disposte ad affrontare viaggi chilometrici. «Le nostre clienti arrivano da Lugano, Milano, Monza, Brescia, Desio, Como, Varese…». I domiciliari, però, le hanno costrette a disertare. Il taglio delle prenotazioni ha avuto effetti collaterali: «Da quando è entrato in vigore il Dpcm il fatturato è calato dal 70 per cento».

In laboratorio hanno seguito le prescrizioni fino all’ultima virgola: il dress-code impone mascherina e kimoni di carta, ogni centimetro del salone è disinfettato e le signore vengono inscatolate nel plexiglas per evitare contatti promiscui. «Abbiamo appena investito 700 euro per acquistare altre 5 barriere protettive: a che servono se non abbiamo clienti?». Il ragionamento di David non fa una piega: «Le misure non ci consentono di lavorare al nostro potenziale: dovremmo essere inclusi nel decreto Ristori». (Continua..)

I parrucchieri, contagiati dal calo del fatturato, sono stati infatti esclusi dal contributo a fondo perduto, dal credito di imposta per i canoni di locazione di ottobre , novembre e dicembre, dalla cancellazione della seconda rata Imu — scade il 16 dicembre —, dalla proroga al 30 aprile 2021 del versamento del secondo acconto delle imposte sul reddito in scadenza il 30 novembre, nonché dalla sospensione fino al 31 marzo 2021 dei versamenti tributari da versare entro il 16 novembre.

Anche Enrico Pisoni, semidio del parrucco, ha perso il 92% delle clienti: nel suo salone, a Orzinuovi, ora lavora la metà dei dipendenti. «Abbiamo concentrato gli appuntamenti, in modo da organizzare i turni». Nessuna scena madre, però: «La salute è la priorità. Dobbiamo esserne consapevoli». Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato, promette battaglia: «Non si può impedire alle imprese di lavorare dopo tutti gli investimenti affrontati per seguire le normative».

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