Il famoso comico italiano esce dalla terapia intensiva: “Basta un attimo, ecco come l’ho preso”

di admin

Il famoso comico italiano esce dalla terapia intensiva: “Basta un attimo, ecco come l’ho preso”

| martedì 24 Novembre 2020 - 11:45

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Il famoso comico italiano esce dalla terapia intensiva: “Basta un attimo, ecco come l’ho preso”

Dalla terapia intensiva al ritorno alla normalità: il comico racconta la sua malattia in un’intervista a Il Corriere Della Sera. «Adesso, rispetto come sono stato, sto in paradiso». La voce di Lillo Petrolo è calma, serena. Dopo quasi un mese è guarito dal Coronavirus, passando però per un lungo ricovero e la terapia intensiva. Finalmente è a casa: «Per fortuna sto recuperando».

Come ha capito di essere malato? «All’inizio ho avuto dei sintomi influenzali, infatti speravo si trattasse di influenza. Ma quando ho perso olfatto e gusto ho capito e il tampone ha confermato: ero positivo. Dopo poco ho cominciato ad avere febbre molto alta, anche a 40. E piano piano sono arrivati i problemi di respirazione. Il 26 ottobre sono stato ricoverato, sono uscito giovedì». (Continua..)

In un suo post aveva detto di sapere come si è contagiato. Come? «In un modo banale ma per questo è giusto che si sappia. Semplicemente ogni tanto mi capitava di abbassare la mascherina per respirare meglio. Giusto un attimo, ma lo facevo anche quando c’era altra gente. Una cosa che ora non farei assolutamente più: se uno ha bisogno di aria allora deve allontanarsi da tutti e poi abbassarla. Basta veramente poco: è un virus super contagioso».

Come era prima di ammalarsi? Il Covid le faceva paura? «Cercavo di non avere paura, ma ho sempre rispettato le indicazioni perché ero convinto di una cosa che poi ho visto confermata sulla mia pelle: è un virus imprevedibile. Su ogni individuo si comporta diversamente: su un organismo si accanisce e su un altro magari no». Si riferisce all’idea diffusa che possa fare male solo a soggetti deboli, anziani o in chi ha già patologie? «Ecco, non è vero nulla. Io ero un uomo sano. In terapia intensiva ho visto 35enni intubati. Sicuramente se hai patologie sei svantaggiato, ma non è una regola, nel senso che puoi essere sano e sviluppare comunque una grave polmonite. La terapia intensiva era piena…». (Continua..)

Come è riuscito a non cadere nello sconforto? «Per fortuna non sono mani andato sotto il casco, mi sono fermato al momento prima: avevo l’ossigeno al massimo e lì ho capito che era l’ultimo passo. Lì mi sono spaventato. Poi, dopo due giorni lì, la polmonite ha iniziato a regredire». Si dice che il tempo in terapia intensiva scorra molto più lento. «Sei in una stanza con dei vetri a fianco dai quali vedi gli altri malati. I miei vicini erano tutti e due intubati. Uno era più giovane di me. Tutto questo mette una certa angoscia. I dottori e gli infermieri fanno un lavoro pazzesco: non stanno mai fermi ma non perdono lo spirito umano. Sono incredibili. Mi dicevano: dai che ce la fai. Mi davano la forza, erano energia pura anche nei momenti di sconforto».

In ospedale è stato solo, senza la possibilità di avere delle visite.. «Ringrazio la tecnologia: in quei giorni il telefonino è stato fondamentale. Leggere i messaggi di tutte le persone che mi scrivevano, sentire mia moglie tutti i giorni, vederci anche tramite le videochiamate mi hanno salvato. Puoi anche impazzire altrimenti. Ho ricevuto tante energie positive, sono importanti, ti danno la forza di vivere». Ha sentito anche Greg? «Sì, quasi tutti i giorni. Mi è stato vicino, cercando anche di sdrammatizzare quando poteva. Ci siamo un po’ presi in giro. Mi diceva: dai che è la volta che finalmente dimagrisci… in effetto ho perso sei chili, speriamo di mantenere almeno quello».

Ha detto che la prima cosa che ha fatto quando le hanno staccato l’ossigeno è stata ballare. «Un po’ per scaramanzia… però sì, quando il medico mi ha detto che potevo tornare a respirare da solo, senza ausilio, ho messo le cuffiette e ho cominciato a ballare piano piano, lentamente. Volevo musica allegra; ho scelto un pezzo dei Rolling Stones bello rock, “Doom and Gloom”». Come è stato rivedere sua moglie, non in videochiamata? «Un momento molto emozionante, per forza. Lei aveva tenuto duro tutto il tempo ma in quell’attimo è crollata, poverina: avrà dormito penso otto ore in un mese… anche io dormivo poco per i dolori. È stata una situazione di stress per tutti e due. Ma stiamo recuperando: sono due giorni che dormiamo 15 ore».

E con Greg si è già rivisto di persona? «Non ancora, ma sabato prossimo riprenderemo il nostro programma in radio, 610. Quando mi telefona mi prende in giro: ho 58 anni, ne abbiamo solo uno di differenza ma mi dice che devo stare attento e riguardarmi perché sono anziano, di un’altra generazione… Non vedo l’ora di rivederlo e anche di ritrovare il pubblico». È vero quello che si dice, che da un’esperienza così ci si ritrova cambiati? «Sì. Sembra retorico ma è la pura verità. Se sei una persona positiva non puoi che prendere la parte bella di questa esperienza… si dirà: “Ma ci può essere una parte bella?”. Per me si, ed è la saggezza che ti ritrovi che ti spinge a rivedere l’importanza che dai alle cose. In questi giorni sto apprezzando tutto: anche prendere il caffè con due biscotti la mattina, con mia moglie, è un momento di vera felicità. Tante piccole cose che prima nemmeno notavo, che davo per scontato. Ma che adesso riconosco come pura felicità. Penso davvero che sia migliorato tutto il mio modo di vivere».

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