Grave lutto nel cinema italiano. Prima il successo, poi le grandi difficoltà. Trovato senza vita in casa. Addio a un nome che resterà leggenda

di Joker

Grave lutto nel cinema italiano. Prima il successo, poi le grandi difficoltà. Trovato senza vita in casa. Addio a un nome che resterà leggenda

| martedì 18 Febbraio 2020 - 17:01

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Grave lutto nel cinema italiano. Prima il successo, poi le grandi difficoltà. Trovato senza vita in casa. Addio a un nome che resterà leggenda

“È morto Flavio Bucci, il grande interprete noto per il personaggio di Antonio Ligabue e decine di film come il Marchese del Grillo”. A renderlo noto, in un posto su Facebook, è il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino. L’attore è stato trovato intorno alle 9 di questa mattina, riverso sul pavimento e privo di vita, da una persona che aveva accesso al suo alloggio, la quale ha poi anche dato l’allarme. Sul posto è giunto il personale medico del 118, ma i soccorsi sono stati inutili. Bucci, che risiedeva a Passoscuro, lungo il litorale romano, è scomparso all’età di 72 anni.

Il ricordo del sindaco di Fiumicino

Il sindaco di Fiumicino, nel post su Facebook, prosegue: “Quando un artista se ne va lascia sempre un gran vuoto. Mi dispiace molto della scomparsa dell’attore Flavio Bucci, che da anni risiedeva a Passoscuro, sul nostro litorale nord.

Tutti lo ricordano nel ruolo di Antonio Ligabue nello sceneggiato televisivo di Salvatore Nocita ed in alcuni suoi ruoli memorabili in film altrettanto indimenticabili: penso a “La classe operaia va in paradiso”, al “Marchese del Grillo”, accanto a Sordi, a “Suspiria” del maestro del terrore Dario Argento, a “Il divo” di Paolo Sorrentino, solo per citarne alcuni. Un grande protagonista e caratterista, di quelli che hanno fatto grande la cinematografia italiana, oltre che doppiatore di John Travolta in “Grease” e “La Febbre del sabato sera”. Esprimo le condoglianze mie e dell’Amministrazione ai familiari e amici”.

Gli esordi di Flavio Bucci

Nato da una famiglia originaria del foggiano, Flavio Bucci si formò professionalmente presso la scuola di recitazione del Teatro Stabile di Torino. Nel 1968 si trasferì a Roma, dove Ruggero Jacobbi gli offrì un ruolo ne “L’arcitreno” di Silvano Ambrogi, cui seguirono “Peet Gynt” (1968), “Amleto” (1969), “Tre scimmie in un bicchiere” e “Il principe” (1970).

Il debutto e la carriera

Il debutto cinematografico arrivò nel 1972, grazie alla pellicola di Elio Petri “La classe operaia va in Paradiso”, con Gian Maria Volontè, Mariangela Melato, Luigi Diberti e Salvo Randone. Ma non fu l’unica collaborazione con Petri, che infatti lo diresse anche ne “La proprietà non è più un furto” (1973), con Ugo Tognazzi. Prese poi parte a pellicole come “L’amante dell’Orsa Maggiore” (1972), “I giorni della chimera” (1975), “L’ultimo treno della notte” (1975) e la miniserie “Il lungo viaggio (1975) di Franco Giraldi. Vincitore del Nastro d’Argento come miglior attore per il ruolo di protagonista nel film tv biografico Ligabue” (1977), recitò anche in altre opere televisive come “Circuito chiuso” (1978), “I problemi di Don Isidoro” (1978), con Claudio Gora, e la miniserie “Martin Eden” (1979).

In seguito a “Dove volano i corvi d’argento” (1977), fu diretto da Dario Argento nell’horror stregonesco “Suspiria” (1977) con Alida Valli, Stefania Casini, Jessica Harper, Miguel Bosé, Barbara Magnolfi, Fulvio Mingozzi, Renato Scarpa, Udo Kier e Joan Bennett. Spesso diretto da Eriprando Visconti e Giuliano Montaldo (si ricorda di quest’ultimo la pellicola con Burt Lancaster “Il giorno prima” del 1986), nel 1978 fu di nuovo a teatro con “Don Chisciotte”, diretto da Armando Pugliese, e poi ancora al cinema con “Gegè Bellavita” (1978), “Ammazzare il tempo” (1979) e “Uomini e no” (1980).

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