“È come un’influenza”, parla il medico guarito dal Coronavirus

di admin

“È come un’influenza”, parla il medico guarito dal Coronavirus

| giovedì 27 Febbraio 2020 - 18:31

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“È come un’influenza”, parla il medico guarito dal Coronavirus

Tra le poche voci che in queste ore sono riuscite a superare la cappa di silenzio calata da giorni sulla zona rossa del Piacentino, ce n’è una più importante delle altre, non fosse altro perché il contagiato che parla non è un paziente qualunque, ma un medico che lavora l’Unità operativa di Medicina interna a Piacenza, “meno di 15 chilometri dal paese focolaio d’infezione: Codogno”.

Il medico si è ammalato di coronavirus. Ora è praticamente guarito. E lancia a tutti un messaggio di fiducia e speranza: “Sto bene, ho superato la malattia con pochissimi sintomi. Ora sono a casa in quarantena. Quindi: niente panico! E, sottoponetevi ai tamponi, soltanto se ci sono sintomi”. Il suo nome è Edmondo Vetrugno, e la sua storia – inizialmente affidata ad un post su Facebook e a un messaggio ad alcuni amici (rimosso pochi minuti dopo la sua pubblicazione, per evitare misunderstanding con al sua Asl: (Continua…)

“Non pensavo tanta rilevanza, ero in buona fede, volevo solo tranquillizzare i miei amici”)  – è tanto esemplare quanto rassicurante, visto che alla fine, il dottore conclude serenamente che: “1) La malattia si comporta esattamente come la banale influenza e “nella stragrande maggioranza dei casi è paucisintomatica”, si risolve in 3-4 giorni senza esiti. 2) Il contagio non è così semplice per fortuna, “tanto che tutti i colleghi e gli amici (compresi mia moglie e mio figlio) venuti a contatto con me non hanno a distanza di cinque giorni sviluppato sintomi. Pensate che io ho anche starnutito più volte nello studio in cui lavoro a stretto contatti con i miei colleghi”.

La storia di Vetrugno è molto particolare. Fa il tampone per caso: il 21 febbraio veniva ricoverata nel reparto dell’ospedale di Piacenza un’anziana residente a Codogno con febbre alta e malattia grave. La donna viene visitata dal medico di guardia, che è la moglie del dottor Vetrugno, che mette la paziente immediatamente in isolamento. Il giorno dopo, come da protocollo, tutte le persone venute a contatto con la donna vengono sottoposte a tampone. E anche il dottore, in quanto convivente di una potenziale contagiata. Tutti sono negativi. Tranne, Vetrugno. Probabilmente però la paziente arrivata nell’ospedale di Piacenza non ha alcuna riesponsabilità. (Continua…)

Il 15 febbraio Vetrugno era andato con la famiglia ed alcuni amici proprio a Codogno, per il carnevale, lì aveva assistito alla sfilata dei carri e aveva conversato con un amico della zona. Poi era andato a bere qualcosa in un bar molto affollato. Qui, secondo la ricostruzione, sarebbe avvenuto il contagio (non dunque nell’ospedale di Piacenza). “Avevo anche il sistema immunitario un po’ indebolito dal fatto che stavo prendendo antibiotici per un problemino al dente del giudizio”, racconta il medico. Che spiega: “Nei giorni successivi, il 20 e il 21 febbraio (quindi ancora prima che la moglie visitasse la sua paziente, ndr) ho avuto sintomi da raffreddore con rinite – ma non febbre e nemmeno tosse – e sono andato regolarmente a lavoro visitando pazienti, parlando ed incontrando gente; allo stesso modo ho condotto la mia normale vita sociale ( palestra, ristoranti, hobby ), stimo di aver incontrato decine di persone!”. Eppure nessuno dei colleghi e degli amici (compresa la moglie e il figlio) entrati a contatto con Vetrugno a distanza di 5 giorni hanno sviluppato sintomi e in molti hanno anche avuto modo di fare il tampone (negativo).

“Io stesso – spiega il dottore – sto benissimo, non ho nemmeno più il raffreddore e nessun altro sintomo, probabilmente sarò dimesso a breve e continuerò la cosiddetta quarantena (14 giorni) a casa da solo, mia moglie che tornerà a lavoro a breve (sempre completamente asintomatica) starà col bambino dai suoi”. La verità, dunque, secondo Vetrugno è che “le scene apocalittiche viste in questi giorni” siano del tutto insensate. Che è sufficiente seguire il vademecum diffuso dal Ministero della Salute sulle norme igieniche e comportamentali per evitare problemi. “L’imperativo categorico – scrive – dev’essere tutelare gli anziani”. E soprattutto deve essere chiaro che “non tutti coloro che hanno sintomatologia influenzale banale devono fare il tampone, poiché è inutile sapere di essere positivi, se non si sta male”. “La notizia buona per tutti – conclude – è che ora io sto bene. Quindi, mi raccomando, niente panico!”.

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