Coronavirus Italia, scoperto maxi focolaio: almeno 21 morti

di admin

Coronavirus Italia, scoperto maxi focolaio: almeno 21 morti

| giovedì 21 Gennaio 2021 - 08:24

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Coronavirus Italia, scoperto maxi focolaio: almeno 21 morti

Si aggrava il bilancio del focolaio di Coronavirus scoppiato in una Residenza sanitaria assistenziale per anziani a Como: i decessi tra gli ospiti sono saliti a 21, mentre i contagiati sono 85 su 93 persone ospitate complessivamente, oltre il 91 per cento. La struttura si trova in via Varesina, in località Rebbio, e fa parte assieme ad altre tre (due Rsa e una casa albergo) della Fondazione Ca’ d’Industria.

“Nelle riunioni con il nostro gruppo di crisi abbiamo cercato di capire in che maniera il virus sia entrato – spiega il presidente della Fondazione Gianmarco Beccalli a Fanpage.it – e siamo arrivati a pensare che si sia trattato di una serie di concause. Da un lato, alcuni ospiti potrebbero essersi contagiati dopo brevi ricoveri in ospedali. Naturalmente i tamponi effettuati sia al momento delle dimissioni sia al nuovo ingresso nella Rsa erano risultati negativi, ma evidentemente gli anziani si sono positivizzati in seguito al loro ingresso. (CONTINUA DOPO LA FOTO…)

Dall’altro – prosegue Beccalli – possono esserci stati dipendenti che durante il periodo di Natale hanno contratto il virus, risultando però asintomatici, e sono poi tornati al lavoro trasmettendolo involontariamente”. Quanto avvenuto nella casa di riposo di Rebbio resta comunque “inspiegabile: abbiamo evitato le stanze degli abbracci, nessuno a parte i dipendenti è potuto entrare nella struttura, e inoltre abbiamo seguito gli stessi protocolli delle altre nostre strutture, e lì non è successo nulla”, spiega Beccalli.

Oltre 50 contagi anche tra il personale: È scattata la solidarietà tra colleghi
Sul fronte del personale sono attualmente 54 i dipendenti, tra infermieri e operatori socio sanitari, che sono assenti dal lavoro: alcuni sono ancora in quarantena, ma qualcuno tra di loro è guarito. “La loro assenza esaspera un problema legato alla carenza di personale nelle Rsa – spiega Beccalli -. Già prima della pandemia gli infermieri tendevano a preferire gli ospedali alle Rsa, e il Covid ha accentuato questa situazione. Fortunatamente nel nostro caso abbiamo tamponato il problema grazie alla solidarietà tra colleghi: alcuni dipendenti di altre strutture della Fondazione hanno infatti chiesto di poter svolgere le loro prestazioni nella struttura di Rebbio”. (CONTINUA DOPO LA FOTO…)

La vaccinazione nella Rsa dovrebbe terminare il 6 febbraio
Quanto sta accadendo nella Rsa di Rebbio mostra drammaticamente come il virus resti sempre un nemico insidioso. Il presidente Beccalli è però fiducioso e confida che la situazione sia in miglioramento. A instillare speranza è anche l’arrivo del vaccino contro il Covid nella struttura:

“Se non ci saranno ritardi nella fornitura dovremmo finire con la somministrazione della seconda dose il 6 febbraio”, spiega il presidente, che sottolinea come quasi il 90 per cento del personale abbia aderito alla campagna vaccinale e come sia stata vaccinata la quasi totalità degli ospiti. “Spero che più avanti anche coloro che non sono stati vaccinati tra il personale, che sono in sostanza quelli che non erano al lavoro, lo vorranno fare. Mentre tra gli ospiti attendiamo che guariscano gli attualmente positivi, che come da indicazioni saranno vaccinati dopo la malattia”.

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