Carlo Utis è stato beatificato: le sue ultime parole prima di morire

di admin

Carlo Utis è stato beatificato: le sue ultime parole prima di morire

| domenica 11 Ottobre 2020 - 11:40

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Carlo Utis è stato beatificato: le sue ultime parole prima di morire

Antonia Salzano, madre di Calro Acutis, racconta il figlio, morto a 15 anni per leucemia fulminante, che oggi sarà beatificato ad Assisi. Si è tenuta ieri la beatificazione di Carlo Acutis, 15enne morto nel 2016 per una leucemia fulminante. Carlo, patrono di Internet, è stato proclamato beato ad Assisi. In attesa della beatificazione, la madre Antonia Salzano ha raccontato suo figlio, le sue passioni e il suo cuore immenso.

Prima di Carlo sarò andata a Messa tre volte, per la Comunione, la Cresima e il Matrimonio. Carlo è stato per me un salvatore, grazie a lui la mia fede è cresciuta. Oggi è un esempio anche per i miei due figli minori, i gemelli Michele e Francesca, nati quattro anni dopo la sua morte“, ha raccontato la 53enne. (Continua…)

Carlo era generoso, altruista, puro. Molto amato dai compagni, non si sentiva superiore a nessuno. Ha ottenuto tante grazie di conversione anche in vita, proprio perché pregava tanto. Oltre al miracolo riconosciuto per la beatificazione (la guarigione di un bambino brasiliano con una malformazione al pancreas, ndr), ne ha fatti tanti altri. Ma, davvero, era un ragazzo normale. Solo che è stato capace di trasformare una vita ordinaria in straordinaria, mettendo gli altri al centro.

Studiava, gli piaceva stare con gli amici e girare video con i nostri gatti e cani, che poi montava con le musiche di Guerre stellari. Praticava karate, suonava il sassofono… Capitava giocasse a calcio con i compagni in piazza Tommaseo, dove andava a scuola dalle suore Marcelline. A 6 anni giocava a fare lo scienziato informatico, a 10 leggeva i testi di Ingegneria informatica che compravamo al Politecnico. (Continua…)

Adoperava Photoshop, InDesign, faceva cartoni animati in 3D. Usava la tecnologia per parlare di Dio, è stato profetico anche in questo. Ma non era perfetto, questo voglio ribadirlo: non è nato santo, faceva tanti sforzi per migliorarsi. Ci ha insegnato che con la volontà si possono fare grandi passi avanti. Di speciale aveva sì una grande fede, che viveva concretamente. La sera capitava aiutasse la stiratrice che lavorava da noi, così che lei potesse tornare prima dalla sua famiglia.

Poi era amico di tanti senzatetto, portava loro da mangiare e sacco a pelo per coprirsi. Il tutto studiando al liceo Classico Leone XIII, dai Gesuiti: a volte finiva le versioni alle 2 del mattino. Senzatetto? Aveva cominciato attorno ai 10 anni. Girando in bicicletta vedeva tante persone sotto i porticati delle chiese, così si era organizzato con il nostro domestico (un uomo induista, convertito al cattolicesimo grazie a Carlo, ndr): quando arrivava qualche nuovo povero andava a conoscerlo, scriveva il suo nome su un recipiente e glielo portava colmo di cibo“, ha aggiunto la signora Salzano prima di soffermarsi sugli ultimi istanti di vita di suo figlio: “ad un medico che gli chiese se stesse soffrendo, rispose sorridendo “c’è gente che soffre più di me“.

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