“Addio”. Ennio Doris, l’annuncio poco fa: all’età di 81 anni si dimette da Mediolanum

di admin

“Addio”. Ennio Doris, l’annuncio poco fa: all’età di 81 anni si dimette da Mediolanum

| mercoledì 22 Settembre 2021 - 11:29

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“Addio”. Ennio Doris, l’annuncio poco fa: all’età di 81 anni si dimette da Mediolanum

Quarant’anni dopo il famoso incontro di Portofino con Silvio Berlusconi, da cui nacque il 2 febbraio 1982 Programma Italia e, nel 1997, Banca Mediolanum, Ennio Doris lascia il gruppo che ha fondato. Sarà presidente onorario, in attesa che il consiglio di amministrazione individui, entro fine mese, il prossimo presidente, mentre il mandato manageriale rimane saldamente in mano al figlio Massimo Antonio.

Davvero farà il pensionato?
«Ho 81 anni. Un’azienda delle dimensioni di Banca Mediolanum richiede molte attenzioni. Da presidente onorario potrò essere ancora utile, facendo le cose che mi piacciono di più e dedicandomi anche alla famiglia. Sono stato fortunato: non si trova spesso un padre a cui succede un figlio con le medesime caratteristiche. A me è successo, come a Maldini, a Mazzola. E questo mi lascia tranquillo».

Da Programma Italia alla banca costruita intorno a te. Che cosa lascia?
«Ho la convinzione di aver cambiato l’approccio degli italiani verso il risparmio. Abbiamo dato loro una nuova consapevolezza e siamo stati capaci di rispondere alle esigenze delle persone: un conto corrente, degli investimenti, molta protezione del patrimonio. Un rapporto capace di durare nel tempo. E questo grazie al fatto che Mediolanum è una banca sana, con dei principi».

E i piani di accumulo: per voi, la ricetta della felicità.
«L’Italia ha scontato delle decisioni politiche negative. Per 50 anni l’investimento azionario è stato penalizzato. Abbiamo perso grandi opportunità con le pmi. C’è voluto Renzi, nel 2017, per dare vita ai Pir. Pensate a quanto sostiene il Nobel per l’Economia Daniel Kahneman, all’impatto dell’emotività sugli investimenti. I piani di accumulo sono uno strumento straordinario: combattono l’emotività».

Come vede lo scontro in atto su Mediobanca e Generali?
«Nagel ha fatto un lavoro straordinario. E Donnet pure. Se prendiamo gli ultimi 40 anni di Generali, il ritardo nei confronti dei competitor europei è ampio. Ma se consideriamo gli ultimi cinque anni le Generali hanno fatto molto bene. Resta della strada da fare, ma funzionano bene. Io sono per le mediazioni, non per gli scontri, andrebbe quindi trovato un sistema che garantisca l’autonomia del management e tenesse anche più conto degli interessi dei maggiori azionisti. Come fare, però, non lo so».

Unicredit-Monte dei Paschi: è l’operazione giusta?
«Ritengo sia la migliore opportunità per Mps. Unicredit è un gruppo internazionale, in grado di intervenire con le migliori soluzioni nelle cose che servono al Montepaschi. Non so davvero quale potrebbe essere un’alternativa».

Un lungo sodalizio con Silvio Berlusconi. Cosa pensa della richiesta di perizia psichiatrica per l’ex premier?
«È una cosa assurda».

E del governo Draghi cosa pensa?
«Come italiani abbiamo avuto l’enorme fortuna di avere un uomo come Mario Draghi, che ha una credibilità internazionale di altissimo livello, che gli viene riconosciuta in ogni angolo del mondo».

Il Pnrr è lo strumento giusto per uscire dalla crisi?
«Gli aiuti alle imprese e alle famiglie in questo momento sono determinanti. L’Italia ha avuto una così ampia dotazione grazie alla credibilità di Draghi. Dobbiamo farne tesoro e, prima ancora, realizzare le riforme richieste. Non abbiamo molto tempo».

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